La lunga marcia per imporre l’aborto nella Carta dell’Ue

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Domani, giovedì 11 aprile, i parlamentari europei uscenti voteranno l’ennesima risoluzione per rendere «il diritto all’aborto un diritto fondamentale dell’UE», una costante e folle pretesa di legittimare l’omicidio dell’innocente, impegno recentemente ribadito anche da Emmanuel Macron. Richieste tutte politiche che mirano a condizionare il prossimo Parlamento e i gruppi che ne comporranno la maggioranza e accattivarsi simpatie e sostegni delle lobby multinazionali abortiste. Infatti, è noto che l’assistenza sanitaria, compresa la cosiddetta salute sessuale e riproduttiva, rientra nelle competenze nazionali. Ed è anche noto che per modificare la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, per includervi l'aborto, servirebbe l'accordo unanime di tutti gli Stati membri. Non è la prima volta che gli attuali partiti e parlamentari votano documenti favorevoli alla legittimazione dell’omicidio degli innocenti nel grembo materno.

Il 26 novembre 2020, con l’occasione di condannare la decisione del 22 ottobre dello stesso anno della Corte costituzionale polacca a favore della dignità del nascituro e contro ogni forma di aborto eugenetico, il Parlamento europeo sosteneva che, in linea con la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo, le leggi restrittive sull'aborto violano i diritti umani delle donne.

Nella loro risoluzione, adottata con 455 voti favorevoli, 145 contrari e 71 astensioni, i deputati ribadivano che l'accesso senza ostacoli e tempestivo ai servizi di salute riproduttiva e il rispetto dell'autonomia riproduttiva e del processo decisionale delle donne sono fondamentali per tutti i Paesi europei, al fine di proteggere i diritti umani delle donne e l'uguaglianza di genere.

Poi, il 24 giugno 2021, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione, legata al nefasto Rapporto Matic, che chiedeva a tutti i Paesi membri di «garantire l’accesso al diritto all'aborto legale e sicuro come diritto umano». Quella risoluzione, approvata con 378 voti favorevoli e 255 contrari, affermava che la pandemia di Covid-19 aveva limitato l'accesso a molti servizi cruciali per la salute e i diritti sessuali e riproduttivi ed esortava i Paesi dell'UE a riconoscere che qualsiasi interferenza con l'accesso alla contraccezione, ai trattamenti per la fertilità, all'assistenza alla maternità e all'aborto «costituisce una violazione dei diritti umani». Successivamente, l’11 novembre 2021, i parlamentari europei reiteravano la denuncia contro la Polonia per il suo divieto all’aborto eugenetico e ribadivano la richiesta a tutti i Paesi membri perché promuovessero, di fatto, l’impunibilità totale per l’aborto.

Non possiamo dimenticare come, nel suo discorso e nel seguente dibattito del 19 gennaio 2022 al Parlamento europeo, Emmanuel Macron aveva proposto di includere l'aborto nella Carta europea dei diritti fondamentali, affermando che non farlo sarebbe contrario ai valori europei. Il diritto all'aborto deve essere salvaguardato, chiedevano ancora i deputati europei il 9 giugno 2022, condannando l'«arretramento della salute sessuale e riproduttiva delle donne e dei loro diritti in tutto il mondo», compresi gli Stati Uniti e alcuni Paesi dell'Ue. Quest’altra risoluzione, approvata con 364 voti a favore, 154 contrari e 37 astensioni, mirava esplicitamente a influenzare la decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti e, allo stesso tempo, i deputati esortavano gli Stati dell’Ue a «depenalizzare l'aborto e a rimuovere e combattere gli ostacoli all'aborto sicuro e legale e all'accesso ai servizi di salute sessuale e riproduttiva e relativi diritti».

Il 7 luglio 2022, pochi giorni dopo l’annullamento della Roe contro Wade, i parlamentari europei condannavano ancora una volta con forza l'«arretramento dei diritti delle donne, della salute sessuale e riproduttiva» negli Stati Uniti e in alcuni Stati membri dell'Ue, chiedendo l’inclusione del «diritto all'aborto» nella Carta dei diritti fondamentali dell'Ue. La risoluzione veniva approvata con 324 voti a favore, 155 contrari e 38 astensioni.

Una lunga serie di spropositi, dunque, ribaditi ancora una volta il 18 gennaio 2024 nella risoluzione approvata sulla “Situazione dei diritti fondamentali nella UE nel 2022-2023”.

Ed eccoci infine al voto di questi giorni al Parlamento europeo, che vorrebbe appunto includere il «diritto all'aborto» nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, facendo seguito alla già menzionata promessa di Macron e all’incivile e totalitaria decisione della Francia di inserire il diritto all’aborto nella propria Costituzione. Sia chiaro: il prossimo giugno ciascuno di noi potrà decidere con un voto se provare a cambiare le cose premiando il/la parlamentare più coerente nella difesa dei principi non negoziabili, oppure se proseguire con l’attuale corteo funebre europeo.

La lunga marcia per imporre l’aborto nella Carta dell’Ue