Ancora domande e risposte edificanti tra il certosino e San Bruno
CG –Cercare la propria morte non è masochismo?
SB – Non si tratta di cercare la propria morte o aspettarla con rassegnazione, una volta accettata l’inesorabilità del suo arrivo. Si tratta, piuttosto, di impegnarti a vivere la tua vita con Cristo, la tua sequela, la tua condizione di “vittima viva, gradita a Dio”, con tutto il tuo amore, senza calcoli, fino alla fine, fin dove Egli vuole portarti. Si tratta di ammettere e accettare le “vie di Gesù” che, come è successo a Pietro, possono portarti “dove non vuoi”, cioè al sacrificio, alla sofferenza… Ma non dimenticare: tutto questo segue la risurrezione e la vita eterna.
CG – Padre, puoi dirmi come dovrebbe essere la nostra “passione” per Gesù, come “centro” della nostra vita?
SB – Questa “passione” ha lo scopo di offrire la nostra esistenza alla ricerca emotiva di Dio e ad amarlo cercando di incontrarlo. E, come puoi intuire, è una tendenza verso il più grande e il più sublime, che riempie di entusiasmo nel viverlo, anche nelle situazioni più semplici e quotidiane.
CG – Nell’Apocalisse Gesù riceve il nome di “Testimone Fedele”. Ha a che fare questo con la testimonianza che dobbiamo dare nella nostra vita consacrata?
SB – Direi di sì. Tutto ciò che appartiene a Gesù ci appartiene “per diritto naturale”; Voglio dire, ci appartiene perché Lui è il nostro Capo. Dobbiamo partecipare anche al suo titolo di “Testimone fedele”.
Gesù è il “Testimone fedele” perché ci ha trasmesso tutto ciò che ha visto e ha compiuto in nostro favore: l’Opera che il Padre gli aveva affidato; e questo lo fece a costo della sua vita.
Essere martire significa anche testimoniare. Quindi, se la vostra vita consacrata ha, come abbiamo detto, un elemento o un aspetto “martiriale”, ciò significa che dovete essere anche voi, con Gesù, “Testimone fedele”.
Inoltre, quanto maggiore sarà la fedeltà e la veridicità della tua testimonianza, tanto maggiore sarà la tua santità e la fecondità della tua vita.
Infatti, sempre secondo l’Apocalisse, la santità è la testimonianza che avviene attraverso la partecipazione al Mistero di Cristo. E non c’è santità che non sia partecipazione ed esperienza effettiva di questo Mistero
CG – Cosa intendi con questo?
SB – Nello specifico, che la santità è Gesù e che i santi sono coloro che hanno vissuto Gesù, cioè coloro che hanno vissuto la sua vita, morte e risurrezione; che si sono identificati con Lui “nella vita e nella morte”.
Crede a quello che ti dico, il monaco che non è un vero testimone di Gesù non vale niente. La santità non è data dal nome che hai, né dal luogo in cui vivi, né dal posto che occupi nella Chiesa, né dal ruolo che ricopri in essa. La santità dipende solo dal grado di carità vissuta con Cristo. Un laico che accoglie generosamente la carità divina nel suo cuore e nella sua vita è più santo di un monaco, sacerdote o vescovo che l’accoglie e vive in modo mediocre.
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