Sulla Lettera di Benedetto XVI – Febbraio 2022

Ci hanno chiesto un commento alla Lettera di Benedetto XVI sulla questione degli abusi sessuali…

Riflettendo brevemente, senza pretendere alcuna conclusione esaustiva, tranne alcuni chiari passaggi, in questa Lettera cogliamo tre aspetti sui quali riflettere. Tutto è scaricabile qui in comodo pdf, compresa la Lettera.

1) Benedetto XVI inizia scusandosi non per aver commesso qualcosa di male per la quale lo accusano, ma parla di “una svista”… La svista (non voluta intenzionalmente, sottolinea) non fu sua ma di chi compose la sua partecipazione alla riunione dell’Ordinariato del 15 gennaio 1980… e conclude l’episodio dicendo: “Mi ha colpito molto che la svista sia stata utilizzata per dubitare della mia veridicità, e addirittura per presentarmi come bugiardo…”

Chi ha seguito a quei tempi l’evolversi della situazione, dovrebbe sapere bene che fu grazie all’allora Ratzinger – Prefetto per la CdF – a suggerire al papa Giovanni Paolo II di muoversi per risolvere la grave questione.. Di fatto erano i Vescovi, gli Ordinari dei vari luoghi, ad insabbiare, nascondere e a volte minimizzare sui fatti che pian piano emergevano… Giovanni Paolo II delegò, in sostanza, a Ratzinger la soluzione del problema che, infatti, non piacque affatto a molti vescovi e – paradossale – non piaceva proprio ai Vescovi in Germania… Si legga anche qui: Lettera ai Vescovi sulla cura delle persone omosessuali

I fatti dell’epoca terminarono con il primo Documento sul controllo e l’analisi dei sacerdoti coinvolti nella pedofilia e sulla prassi che passava così sotto la giurisdizione della CdF, controllo che non fu certo appoggiato o sostenuto da molte Conferenze episcopali, in primis la Germania, poiché si sapeva che così sarebbero state scoperte le loro magagne e non certo quelle di Ratzinger, che non esistevano. Si legga anche qui.

2) Benedetto XVI ringrazia pubblicamente il Papa regnante con queste parole: “Sono particolarmente grato per la fiducia, sostegno e preghiera che papa Francesco mi ha espresso personalmente.”

E allora, piaccia o non piaccia, Benedetto XVI si rivolge a Francesco chiamandolo “Papa” e noi sappiamo che non possono essercene due… Ratzinger continua a mantenere il nome da papa “Benedetto XVI” con il quale per altro firma questa Lettera e, firmando anche un altro stupendo Discorso dell’aprile 2019, vedi qui, per quanto, dunque, la questione dell’emerito è insostenibile anche per il Diritto Canonico, è un dato acquisito che Benedetto XVI, dal 2013, non si firma mai “PAPA”…

Ratzinger è sempre stato di quella corrente che cercava, appunto, una APERTURA verso una sorta di PENSIONAMENTO anche del Papa (aspetto che non piaceva però a Giovanni Paolo II), dopo che Paolo VI inventò L’EMERITO ossia, mettere a riposo il Vescovo diocesano che ha compiuto i 75 anni. Di questa innovazione tuttavia, chiariva Paolo VI, non poteva avvalersi il Vescovo di Roma il quale infatti, in un conclave alla cui partecipazione ed elezione possono partecipare cardinali oltre i 75 anni e fino agli 80, l’eletto E’ IL SOMMO PONTEFICE che tale rimane o per una Rinuncia legittima, oppure per l’avvenuta morte, compisse anche 100 anni.

Benedetto XVI nel suo “rimanere papa in altro modo” – come ebbe a dire più volte in quel febbraio 2013 – affermò anche, nell’ultimo saluto a Castel Gandolfo il 28 febbraio 2013: “Voi sapete che questo mio giorno è diverso da quelli precedenti; non sono più Sommo Pontefice della Chiesa cattolica: fino alle otto di sera lo sarò ancora, poi non più. Sono semplicemente un pellegrino che inizia l’ultima tappa del suo pellegrinaggio in questa terra…“, finendo per alimentare, suo malgrado, complottismi vari che non hanno alcuna ragion d’essere, tanto son limpide queste parole.

Ratzinger credeva e crede ancora oggi, la legittimità di un ruolo del papa dimissionario EMERITO… piaccia o non piaccia, e questa situazione non vede e non gode al momento alcuna ufficialità di pronunciamento papale, ossia non c’è stato dal 2013 ad oggi alcun pronunciamento “ex-cathedra” che letteralmente significa: “Dalla cattedra” che nella dottrina cattolica designa la condizione d’infallibilità del pontefice nelle definizioni, dogmatiche e dottrinali,  che egli dà in materia di fede e di morale, atta a modificare l’istituzione del Papa, che è divina…

E dunque.. la situazione è per tanto che il Papa regnante è Papa Francesco, riconosciuto tale da Benedetto XVI in diverse occasioni (nonché da non sottovalutare, da tutto il Collegio cardinalizio e dai Vescovi), e che lui, Benedetto XVI resta nel suo ruolo da EMERITO, una sorta di pensionamento di un Papa che decide di rinunciare al governo della Chiesa.

Per quanto questa situazione sia nuova nella Chiesa e nella sua bimillenaria storia papale, e per quanto noi stessi affermiamo che è una situazione ANOMALA e per nulla teologicamente corretta, come spiega il cardinale Brandmuller del quale suggeriamo di scaricare questo pdf, dovrà essere la Chiesa a chiarire il tutto e ciò avverrà in futuro… ma, nel momento storico che stiamo vivendo, la situazione è questa e viverla con i complottismi non risolve nulla ed anzi peggiora la confusione, l’ansia, l’incertezza.. e non è compito di alcuno delegittimare un Pontefice regnante.

3) Infine, Benedetto XVI, chiude il suo intervento con UN PENSIERO ALLA MORTE… da non ignorare. A quanto ragionato nei punti 1 e 2 e specialmente il 2), appare perciò difficile credere che, una persona di alto spessore teologico e di grande Fede quale è Ratzinger, possa sostenere (come taluni vanno affermando e vaneggiando), ad un passo dalla morte, che in una Lettera pubblica riconosce la legittimità di Papa Francesco quale regnante, per poi nel privato vivere sostenendo il contrario…

Benedetto XVI introduce l’ultimo passaggio sul pensiero della morte passando dal Confiteor, l’esame della coscienza che facciamo alla Messa, con queste parole: “nella quale il Signore ci dona la sua parola e se stesso – con la confessione dei nostri peccati e una richiesta di perdono. Imploriamo pubblicamente il Dio vivente di perdonare [i peccati che abbiamo commesso per] nostra colpa, per la nostra colpa più grave…”, tornando così ad esaminare la sua coscienza a riguardo dei casi di pedofilia nel clero, mettendo a fuoco ciò che per lui – a buona ragione – è stato CORRETTO nel suo modo di agire…

Ma ALLA MORTE DOBBIAMO PENSARCI TUTTI, ANCHE GLI ACCUSATORI… anche coloro che accusano, spesse volte incautamente ed ingiustamente, altri… specialmente in questo caso, l’agire di Ratzinger sulla vicenda per la quale, è chiaro come dice l’apostolo:

Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. Se riconosciamo i nostri peccati, egli che è fedele e giusto ci perdonerà i peccati e ci purificherà da ogni colpa. Se diciamo che non abbiamo peccato, facciamo di lui un bugiardo e la sua parola non è in noi.” (1Gv.1,18-10)

Dice infatti Benedetto XVI in questa Lettera: “Ho imparato ad apprezzare sempre di più la ripugnanza e il timore che Cristo ha provato sul Monte degli Ulivi quando ha visto tutte le cose terribili che avrebbe dovuto sopportare interiormente. Purtroppo, il fatto che in quei momenti i discepoli dormissero rappresenta una situazione che, anche oggi, continua a verificarsi, e per la quale anch’io mi sento chiamato a rispondere. E quindi, posso solo pregare il Signore e chiedere a tutti gli angeli e santi, e a voi, cari fratelli e sorelle, di pregare per me il Signore nostro Dio… (..) Alla luce dell’ora del giudizio, la grazia di essere cristiano mi diventa tanto più chiara…”

E laddove conclude dicendo: “Mi dà conoscenza, e anzi amicizia, con il giudice della mia vita, e così mi permette di passare fiducioso attraverso la porta oscura della morte…”, possiamo leggerlo quale messaggio di una persona che, esaminata con tutta onestà di mente e di cuore la propria coscienza, sa di aver agito correttamente, anche se ciò non esclude qualche errore nella prassi… come spiegato nel punto 1).

Preghiamo per Benedetto XVI (e per il Papa regnante, Papa Francesco).. e ringraziamolo per queste perle di profonda fede.


Segue la Lettera originale in questione, qui dalla pagina ufficiale:

Lettera del Papa emerito Benedetto XVI in merito al Rapporto sugli abusi nell’arcidiocesi di Monaco-Frising

Città del Vaticano, 6 febbraio 2022

Care sorelle e fratelli,

Dopo la presentazione del rapporto sugli abusi nell’arcidiocesi di Monaco-Frising il 20 gennaio scorso, sento il bisogno di rivolgere a tutti voi una parola personale. Anche se ho servito come arcivescovo di Monaco e Frisinga per poco meno di cinque anni, continuo a sentirmi parte integrante dell’arcidiocesi di Monaco ea considerarla casa.

Vorrei innanzitutto porgere una parola di sentito ringraziamento. In questi giorni segnati dall’esame di coscienza e dalla riflessione, ho potuto sperimentare una maggiore amicizia e sostegno, e segni di fiducia, di quanto avrei mai potuto immaginare. Vorrei ringraziare in particolare il piccolo gruppo di amici che hanno disinteressatamente compilato per mio conto la mia testimonianza di 82 pagine per lo studio legale di Monaco, che non avrei potuto scrivere da solo. Questo ha richiesto, oltre a rispondere alle domande poste dallo studio legale, anche la lettura e l’analisi di quasi 8.000 pagine di documenti in formato digitale. Questi assistenti mi hanno poi aiutato a studiare e analizzare le quasi 2.000 pagine di opinioni di esperti. I risultati saranno pubblicati successivamente in appendice alla mia lettera.

In mezzo all’enorme lavoro di quei giorni – lo sviluppo della mia posizione – si verificò una svista sulla mia partecipazione alla riunione di cancelleria del 15 gennaio 1980. Questo errore, che purtroppo si è verificato, non è stato volutamente voluto e spero possa essere scusato. Ho poi fatto in modo che l’arcivescovo Gänswein lo rendesse noto nel comunicato stampa del 24 gennaio scorso. In nessun modo toglie la cura e la diligenza che, per quegli amici, erano e continuano ad essere un imperativo evidente e assoluto. Per me è stato profondamente doloroso che questa svista sia stata usata per mettere in dubbio la mia veridicità e persino per etichettarmi come un bugiardo. Allo stesso tempo, sono stato molto commosso dalle varie espressioni di fiducia, dalle sentite testimonianze e dalle commoventi lettere di incoraggiamento inviatemi da tante persone. Sono particolarmente grato per la fiducia, sostegno e preghiera che papa Francesco mi ha espresso personalmente. Ringrazio infine la famigliola del Monastero Mater Ecclesiae, la cui comunione di vita nei momenti di gioia e di dolore mi ha donato quella serenità interiore che mi sostiene.

Ora, a queste parole di ringraziamento, deve necessariamente seguire anche una confessione. Mi colpisce sempre di più il fatto che giorno dopo giorno la Chiesa inizia la celebrazione della Santa Messa – nella quale il Signore ci dona la sua parola e se stesso – con la confessione dei nostri peccati e una richiesta di perdono. Imploriamo pubblicamente il Dio vivente di perdonare [i peccati che abbiamo commesso per] nostra colpa, per la nostra colpa più grave. Mi è chiaro che le parole “più doloroso” non si applicano ogni giorno e per ogni persona allo stesso modo. Eppure ogni giorno mi fanno domandare se anche oggi dovrei parlare di una colpa gravissima. E mi dicono con consolazione che per quanto grande possa essere oggi la mia colpa, il Signore mi perdona, se mi lascio esaminare sinceramente da Lui, e sono davvero disposto a cambiare.

In tutti i miei incontri, specialmente durante i miei numerosi Viaggi Apostolici, con vittime di abusi sessuali da parte di sacerdoti, ho visto in prima persona gli effetti di una gravissima colpa. E ho capito che noi stessi veniamo trascinati in questa grave colpa ogni volta che la trascuriamo o non affrontiamo con la necessaria risolutezza e responsabilità, come troppo spesso è successo e continua ad accadere. Come in quegli incontri, ancora una volta posso solo esprimere a tutte le vittime di abusi sessuali la mia profonda vergogna, il mio profondo dolore e la mia accorata richiesta di perdono. Ho avuto grandi responsabilità nella Chiesa cattolica. Tanto più grande è il mio dolore per gli abusi e gli errori avvenuti in quei diversi luoghi durante il periodo del mio mandato. Ogni singolo caso di abuso sessuale è spaventoso e irreparabile.

Ho imparato ad apprezzare sempre di più la ripugnanza e il timore che Cristo ha provato sul Monte degli Ulivi quando ha visto tutte le cose terribili che avrebbe dovuto sopportare interiormente. Purtroppo, il fatto che in quei momenti i discepoli dormissero rappresenta una situazione che, anche oggi, continua a verificarsi, e per la quale anch’io mi sento chiamato a rispondere. E quindi, posso solo pregare il Signore e chiedere a tutti gli angeli e santi, e a voi, cari fratelli e sorelle, di pregare per me il Signore nostro Dio.

Molto presto, mi ritroverò davanti al giudice finale della mia vita. Anche se, guardando indietro alla mia lunga vita, posso avere grandi motivi di paura e di tremore, sono comunque di buon umore, perché confido fermamente che il Signore non è solo il giudice giusto, ma anche l’amico e il fratello che lui stesso ha già sofferto per le mie mancanze, ed è quindi anche il mio avvocato, il mio “paraclito”. Alla luce dell’ora del giudizio, la grazia di essere cristiano mi diventa tanto più chiara. Mi dà conoscenza, e anzi amicizia, con il giudice della mia vita, e così mi permette di passare fiducioso attraverso la porta oscura della morte. A questo proposito, mi viene costantemente in mente ciò che Giovanni ci dice all’inizio dell’Apocalisse: vede il Figlio dell’uomo in tutta la sua grandezza e cade ai suoi piedi come morto. Eppure Lui, ponendogli la mano destra, gli dice: “Non temere! Sono io…” (cfr.Ap 1,12-17).

Cari amici, con questi sentimenti vi benedico tutti.

Benedetto XVI

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